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Castelnuovo Calcea

Il nome Castelnuovo Calcea deriva dalla denominazione “Castrum Novum” (nuovo accampamento), mentre Calcea sembra significare, invece, “Ad calcarias”, strada rincalzata, quale poteva essere la via romana, che attraversava a valle terreni soggetti a frequenti alluvioni, richiedendo spesso lavori di rincalzo.
L’origine di Castelnuovo Calcea è molto antica. Si ritiene che i primi abitanti della zona siano stati i Liguri Statielli, la cui presenza è confermata da alcuni dati toponomastici ancora in uso al giorno d’oggi.
Prima della conquista romana del II secolo a.c. furono probabilmente presenti anche i Galli o i Celti, di cui Ogerio Alfieri indica la presenza in Asti nel 380 a.c.. Successivamente le terre dove sorse Castelnuovo furono soggette al dominio dei Longobardi scesi in Italia con re Alboino nel 568 d.c.. Più tardi il paese subì la dominazione dei Franchi conseguente alla vittoria di Carlo Magno su re Desiderio, ultimo dei Longobardi.
Le prime notizie sull’origine di Castelnuovo Calcea risalgono al 1142. A quel tempo esso faceva parte, con altri paesi dei dintorni, del Comitato di Loreto. Probabilmente risale a quel periodo il castello di cui parla la tradizione, localizzandolo ad Ovest, su una collina dove è situata la località denominata ancora oggi “Castello”, che domina la valle attraversata dalla ferrovia Asti – Acqui.
Il primo nucleo abitato ebbe origine ai tempi di Barbarossa. Gli abitanti scampati alle stragi che questi aveva causato nelle due province di Asti e di Alessandria, qui si raccolsero ed il marchese Uberto di Incisa se ne impadronì erigendovi “una forte rocca o castello”, da cui appunto il nome Castelnuovo, per la sua recente edificazione.
Gli Astesi dopo la sconfitta di Barbarossa, ed a seguito della pace di Costanza del 1183, acquistarono i diritti su Castelnuovo, che a quel tempo occupava un’importante posizione strategica.
Pertanto il comune astese obbligò il marchese di Incisa a fare loro cessione di Castelnuovo.
Dopo il dominio astese passò al Ducato di Milano, cui rimase unito fino al 1735. Durante la guerra dei trent’anni (1618-1648) Castelnuovo Calcea fu oggetto di contesa tra la Francia, la Spagna e il Duca di Savoia, per la successione del Monferrato (1627-1630), in seguito alla morte di Francesco II e Vincenzo Gonzaga, duchi di Mantova.
Nel 1634, il 3 ottobre, il capitano del duca di Savoia, Stefano Re, assalì Castelnuovo Calcea e l’occupò, malgrado la resistenza oppostagli dagli spagnoli. Ma appena se ne fu impadronito gli abitanti gli si rivoltarono contro ed unitisi alla milizia spagnola assalirono gli invasori savoiardi. Il Capitano Re nel 1635 saccheggiò il paese, vi appiccò il fuoco, distruggendo molte case e il castello. A seguito di questi avvenimenti Castelnuovo Calcea da allora in poi fu chiamato “Castelnuovo bruciato” e questa denominazione data dal De Canis perdurò sempre nel tempo; è con questo qualificativo “brusà” in dialetto, che viene distinto ancora oggi da altri Castelnuovo e chiamato dalla gente dei paesi vicini.
Nel 1652 il feudo fu ceduto dai Salinas ai Trotti che lo tennero fin verso la metà dell’800. Nel 1870 subentrarono nella proprietà del castello i Beneck e vi rimasero fino al 1939.
Attualmente l’area del castello e della vestigia che ancora restano dopo i vari crolli subiti (1945-1952-1961) è di proprietà del Comune di Castelnuovo Calcea, che nel 1985 ha acquistato il sito. Nel 1989 si sono avviati i primi interventi di pulizia e di recupero delle strutture murarie (cortile, ingresso). Nel 1998 viene finalmente consolidata e recuperata la torre circolare di avvistamento (simbolo dello stemma comunale), alla cui ombra è stato ricavato un ampio cortile, suggestivo palcoscenico di varie manifestazioni estive (serate danzanti e gastronomiche, concerti, rappresentazioni teatrali…).
Nell’estate 2004 vengono sistemati “La terrazza degli Ulivi”, il camminamento sotterraneo che accede sulla sommità dell’area, adibita a verde pubblico e punto panoramico “Dagli Appennini alle Alpi”.


Terra natale di Angelo Brofferio, Castelnuovo si trova in posizione panoramica, nella quiete di dolci colline coltivate a vigneto, che offrono vini di qualità: Barbera, Grignolino, Cortese, Dolcetto. Il paesaggio straordinario che si presenta agli occhi del visitatore costituisce una delle migliori attrattive del paese, che fu per secoli la "porta di accesso" per la Valle Belbo, il Monferrato di Nizza e l'Acquese, l'Astesana di Costigliole e Agliano

Angelo Brofferio


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