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Il 1789 è un anno inquieto e cruciale per l’Alfieri: egli assiste in prima persona ai tumulti rivoluzionari francesi dal salotto parigino della Stolberg, e dopo la presa della Bastiglia assiste al Corteo che porta in trionfo le teste di alcuni governatori, che gli suggerisce l’ode Parigi sbastigliato.

La Stolberg apre il suo salotto ai personaggi più in vista dell’aristocrazia, della politica e della cultura presenti a Parigi: Necker, De Montmorin, De Lamoignon, il maresciallo de Castries, il barone De Stael e la moglie M.me De Stael, Dusaulx amico di Rousseau e poi membro della Convenzione, i pittori David e Fabre, i grecisti Du Theil e Villoison, e André Chénier, cui Alfieri si lega con profonda amicizia fondata sulla concordia di sentimenti e opinioni; gli legge il suo trattato Del principe e delle lettere ancora manoscritto.

Madame De Stael

Madame de Stael

Da sinistra: Necker, André Chénier

Necker e André Chénier

Alfieri, come scrisse in una lettera rivolta al re Luigi XVI (che non sarà mai spedita) in cui invitava il sovrano a lasciare spontaneamente il potere e concedere la Costituzione, si auspicava che la rivolta popolare terminasse con la ritrovata concordia nazionale, e presto gli atti di crudeltà e oppressione che prima aveva giustificato, vengono aspramente criticati e l’iniziale entusiasmo per la rivoluzione lascia il posto ad una sempre più violenta avversione.

Nel 1790 inizia la prima stesura della Vita, e nel 1791 compie l’ultimo viaggio in Inghilterra con la Stolberg, che cerca di ottenere un vitalizio dai reali inglesi: Alfieri e la compagna lasciano Londra per un giro turistico attraverso l’Inghilterra, visitando Oxford, Arundel, Blenheim, Daventry, Birmingham, Upton, Worcester, Newport, Gloucester, Bristol, Bath, Windsor Salthil, Hampton Court. Giunti a Dover, nell’atto di imbarcarsi per Calais, “
accidente veramente di romanzo”: Alfieri rivede per casualità l’amata di un tempo, Penelope Pitt, sulla spiaggia: non le rivolge parola ma l’incontro casuale provoca nell’animo del poeta un tumulto di affetti che trasferirà in alcune lettere di corrispondenza con la donna. La risposta di Penelope fu da Alfieri allegata alla Vita.

Dopo la caduta della monarchia decide di fuggire con la Stolberg da Parigi grazie all’ottenimento di passaporti falsi, e, mentre riescono a superare molti controlli non senza difficoltà, alla barriera di Calais la loro carrozza viene assalita da un gruppo di “
manigoldi della plebe”, sulla cui narrazione sono incentrate alcune delle più epiche pagine della Vita. Subiscono la confisca di tutti i loro beni parigini, mobili, libri, manoscritti, cavalli e delle loro entrate pecuniarie e raggiungono l’Italia dopo aver attraversato la Germania.

Alcune note del viaggio in Germania

Vittorio Alfieri: note del viaggio in Germania

Si stabiliscono a Firenze, prima all’albergo Aquila, poi in «
un quartieruccio a mese»: qui vengono rappresentate alcune sue tragedie e Alfieri ritrova il “vivo tesoro della lingua” . Da questo momento metteranno in atto una serie incessante di richieste, per via diplomatica, per riavere i loro beni sequestrati in Francia.

Il successo riscosso lo induce ad organizzare alcune serate in compagnia di amici nella Palazzina Gianfigliazzi in cui l’Alfieri ha preso dimora: l’allestimento di recite domestiche delle sue tragedie lo impegna non soltanto come poeta tragico ma anche come attore: è lui stesso a primeggiare nel “
balocco del recitare” del Saul e del Bruto Primo.

Invito ad una recita in casa Gianfigliazzi

Alfieri: invito ad una recita in casa Gianfigliazzi