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Nell’ultimo periodo della sua vita si getta a capofitto nello studio e nella traduzione dei classici e delle scritture sacre, ed in particolare affronta con straordinaria tenacia lo studio autodidatta del greco: «Tout est devenu Grec chez nous: a table, en carosse, tout se nomme en Grec...» postilla con arguzia la Stolberg nella importante lettera del 25 giugno 1798, in cui Alfieri informa dettagliatamente il Caluso dei suoi studi e delle sue traduzioni dal greco. Si dà un rigido orario settimanale di lavoro, che rispetterà fino alla morte: dedica il lunedì e il martedì mattina allo studio della Bibbia nel testo greco, italiano, latino ed ebraico; il mercoledì e il giovedì a Omero; il venerdì, il sabato e la domenica ai prosatori e ai poeti lirici, tragici e comici greci. Continua a comporre tragedie e sonetti, alcuni dei quali sembrano testimoniare sentimenti amorosi di Alfieri verso donne non identificate. A sua volta la Stolberg stringe amicizia, che durerà fino alla di lei morte, col pittore francese Franquois-Xavier Fabre.

Il "foglio fiorentino"

Vittorio Alfieri, foglio fiorentino

Lettera da Alfieri a Caluso

Vittorio Alfieri: lettera a Caluso

Alla notizia che i Francesi hanno occupato Pistoia il 30 dicembre 1798, passa gran parte della notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio a scrivere le sue ultime volontà, convinto di correre grave pericolo. Nomina erede universale la Stolberg e prepara per questa e per sé le iscrizioni da apporre sulle rispettive tombe. La pubblicazione a Parigi di alcune sue opere dal sapore ancora preminentemente filo-francese gli provocano “
un dolore acerbissimo, ma non inaspettato”, per “la taccia di far da corista a que’ birbi”.

Testamento di Vittorio Alfieri

Testamento di Vittorio Alfieri

Testamento di Luisa Stolberg

Testamento di Luisa Stolberg

Con la vittoria di Marengo del 1800, i francesi invadono il territorio fiorentino per la seconda volta e l’Alfieri con la Stolberg offre 100 zecchini al governo toscano per le spese di guerra contro i francesi: il suo odio antifrancese si fa sempre più sprezzante.

Nel medesimo anno, spinto da un “
rinnovato impulso naturale fortissimo”, scrive le idee di sei commedie: L’Uno, I Pochi, I Troppi, L’Antidoto, La Finestrina, Il Divorzio, ed è costretto nella sua casa sul Lungarno ad un lunga convalescenza per podagra.

Negli ultimi mesi di vita, oltre a dedicarsi ai soliti e sistematici studi, termina la Vita e rivede le commedie; soffre di disturbi allo stomaco, e riduce ulteriormente i suoi pasti, con il solo risultato di indebolirsi sempre più: muore l’8 ottobre del 1803 e viene sepolto nella basilica di Santa Croce, dove la Stolberg fa eseguire il monumento funebre, compiuto nel 1810, dal Canova.

Tomba di Alfieri, ad opera del Canova

Tomba di Vittorio Alfieri, ad opera del Canova

La Stolberg mantenne viva la memoria dell’Alfieri con i numerosi intellettuali che riceveva nel suo salotto, e fece pubblicare come da volontà del poeta le sue opere postume presso l’editore fiorentino Piatti; lasciò per testamento i manoscritti e le opere alfieriane a Fabre, che ne donò una parte ad Asti, città natale, parte alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, e parte a quella di Montpellier. Davvero sembra essere stato inevitabile destino dei libri posseduti da Alfieri di diventare (ancora una volta) proprietà francese.