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Alba, luogo biografico per eccellenza, ha seguito la parabola esistenziale di Fenoglio dalla nascita alla morte, tanto che ogni angolo della città è da considerarsi luogo d’autore.

Alba

Lo scrittore la descrisse in tutti i suoi aspetti regalandole di volta in volta sfumature diverse, dai toni ridenti ed idilliaci dell’età adolescenziale a quelli più cupi e profondi dell’avventura partigiana.

Alba fa da scenario fin dalla prima opera I 23 giorni della città di Alba e ricorre in tutti gli altri scritti, anche quando fa da semplice sfondo ai racconti ambientati in alta langa dove rappresenta la civiltà urbana e la modernità. Oltre al centro storico ha notevole importanza l’ambito fluviale e l’anfiteatro di colline che le fanno da cornice assieme alla frazione San Rocco Seno d’Elvio.

Scendevamo, Tobia dietro al treno e io davanti alla bestia, che a ogni svolta m’aspettavo di veder Alba distesa sotto i miei occhi come una carta tutta colorata. A San Benedetto si parlava sempre d’Alba quando si voleva parlare di città, e chi non n’aveva mai viste e voleva figurarsene una cercava di figurarsi Alba. Bene, stavolta l’avrei vista e ci avrei camminato dentro, e quella fosse pur stata la prima volta e l’ultima volta, io avrei poi sempre potuto entrare in ogni discorso su Alba e mai più provare invidia per chi l’aveva vista e si dava delle arie a discorrerne. E mentre che ero tanto lontano da casa che vedevo Alba, a casa in un certo senso ci tornavo, perchè mio fratello Emilio stava in Alba.

Non c’era nessun bisogno che Tobia mi gridasse nelle orecchie di guardar Alba perchè io me n’ero già riempiti gli occhi e per l’effetto lasciai la bestia e passai sul ciglio della strada a guardar meglio. Mi stampai nella testa i campanili e le torri e lo spesso delle case, e poi il ponte e il fiume, la più gran acqua che io abbia mai vista, ma così distante nella piana che potevo soltanto immaginarmi il rumore delle sue correnti; quel fiume Tanaro dove, a sentir contare, tanti della nostra razza langhetta si sotto gettati a finirla.

Beppe Fenoglio
da "La Malora"




Alba, centro storico

Allora Johnny colse, tra una sella, il primo glimpse della sua città. E risentì orribilmente il suo esilio. Corse giù dove potesse meglio vederla come da un sipario più accentuatamente ritratto, si sedette sul ciglio e con le armi accanto ed una sigaretta in bocca riguardò Alba. La città episcopale giaceva nel suo millenario sito, coi suoi rossi tetti, il suo verde diffuso…Ed il suo fiume – grosso, importante fiume, forse più grande di essa, forse beyond her worth, le appariva dietro, not fullbodied, unimpressive and dull come un’infantile riproduzione di fiume in presepio.

Beppe Fenoglio
da "Il Partigiano Johnny"




Alba in una cartolina degli anni Venti

Alba, cartolina anni '20

Ma Johnny amava il fiume, che l’aveva cresciuto, con le colline. Le colline incombevano tutt’intorno, serravano tutt’intorno, sempre più flou autunnalmente, in un musicale vorticare di lenti vapori, talvolta le stesse colline nulla più che vapori. Le colline incombevano sulla pianura fluviale e sulla città, malsanamente rilucenti sotto un sole guasto. Spiccavano le moli della cattedrale e della caserma, cotta l’una, fumosa l’altra, e all’osservante Johnny parevano entrambe due monumenti insensati.

Beppe Fenoglio
da "Il Partigiano Johnny"