Cossano Belbo
Cossano Belbo è al crocevia di due aree letterarie importanti: la prima relativa allo scrittore Cesare Pavese, l'altra relativa allo scrittore albese Beppe Fenoglio. Molti passi dei due scrittori menzionano luoghi cossanesi: ad esempio viene descritto il santuario della Madonna della Rovere, passaggio obbligato di antichi commerci.
Cossano presenta tre diverse fasce nel suo attuale assetto: le colline del moscato che si aprono verso l'ampio bacino del Belbo, i vigneti di Dolcetto sui contrafforti mediani del territorio comunale, ed infine la strada di Scorrone, che s'inerpica tra i noccioleti verso l'alta Langa.
Vestigia romane, ritrovate un po' ovunque nel territorio comunale, ne raccontano antiche origini probabilmente negli anni dell'imperatore Caracalla quale insediamento di ex legionari congedati dall'esercito e ai quali venivano assegnate terre da coltivare.
Il primo documento storico a noi noto nel quale viene citato il Comune di Cossano (Coxani) è l'Editto Imperiale del 31 Luglio 1001, con il quale Ottone III conferma in feudo al marchese Oldrico Manfredo il territorio della Valle Belbo.
L'episodio più citato risale al 4 marzo 1274, con la battaglia tra l'esercito astigiano e quello fedele a Carlo d'Angiò.
In seguito Cossano divenne feudo dei marchesi di Busca. In una località collinare in frazione San Bovo si racconta pure di uno scontro tra un gruppo austro-piemontese e l'avanguardia napoleonica.
La memoria storica più recente è ricordata invece nella piazza del paese, intitolata a Pinin Balbo (padre di Piero Balbo, il Comandante Nord de "Il partigiano Johnny), medaglia d'oro nella guerra partigiana, che è ancora viva nella mente e nei racconti di molti cossanesi.
È del 1700 un personaggio storico importante di Cossano, Padre Simone di San Stanislao, che fu rettore a Recanati per i Passionisti cui sono dedicati un paio di ex-voto per guarigioni ritenute miracolose.
Sulla piazza del paese, come anche nelle aie delle cascine più sperdute, si giocava a pallone elastico, soprattutto nella sua versione più tradizionale, alla “pantalera”.
Cossano Belbo nelle parole di Cesare Pavese >
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