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La canonica con la vicina porta ad arco è il settore che più sprigiona le suggestioni dell’antica storia di questo paese; Fenoglio amava appartarvisi per scrivere, seduto a cavallo delle arcate aperte sulla campagna.

Le arcate della canonica di San Benedetto Belbo,

– In quel momento – riprese Menemio, - io mi ero fatto sulla porta per vedere come si metteva il tempo. Mi affacciai giusto sulla porta per vedere Superino uscire dall’altra osteria sparato come una pallottola. Sotto gli ippocastani frenò e sgambettò come un vitello che sia riuscito a slegarsi ma si veda tutte le strade bloccate dal macellaio e dai suoi garzoni. “Che ti piglia?” gli gridai, ma alla mia voce il ragazzo sembrò orientarsi, partì di volata dietro la chiesa e un attimo dopo sbucò nella strada che porta a casa sua e alla canonica. Sai com’è sassosa, e ti garantisco che Superino ci correva sopra col rimbombo di un cavallo al galoppo (...) Io mi misi a gridare, a quelli che sapevo i più veloci gridai: “Rincorretelo, prendetelo, perché è il tipo da farla!” Scattarono in otto o dieci, ma quel vecchio scemo di Bernardo Porro mi afferrò per un braccio e mi disse: “Ma cosa vai a pensare, perché la fai tanto grave? Figuriamoci se quel ragazzo va a cercare il gorgo. Quasi quasi ti direi di vergognarti.” Intanto questa mia donna si era fatta al mio fianco e difendendomi diceva: “Si faccia come dice il mio Menemio, che è tremendo per prevedere le disgrazie. Fate come dice Menemio, che in fatto di disgrazie è una civetta tale e quale."

Beppe Fenoglio
da "Superino"