<< indietro | avanti >>
La collina di Gaminella

La collina di Gaminella, Santo Stefano Belbo,

La collina di Gaminella, un versante lungo e ininterrotto di vigne e di rive, un pendio così insensibile che alzando la testa non se ne vede la cima – e in cima, chi sa dove, ci sono altre vigne, altri boschi, altri sentieri – era come scorticata dall’inverno, mostrava il nudo della terra e dei tronchi. La vedevo bene, nella luce asciutta, digradare gigantesca verso Canelli dove la nostra valle finisce. Dalla straduccia che segue il Belbo arrivai alla spalliera del piccolo ponte e al canneto.

Cesare Pavese
da "La luna e i falò"





Era strano come tutto fosse cambiato eppure uguale. Nemmeno una vite era rimasta delle vecchie, nemmeno una bestia; adesso i prati erano stoppie, e le stoppie filari, la gente era passata, cresciuta, morta; le radici franate, travolte in Belbo – eppure a guardarsi intorno, il grosso fianco di Gaminella, le stradette lontane sulle colline del Salto, le aie, i pozzi, le voci, le zappe, tutto era sempre uguale, tutto aveva quell’odore, quel gusto, quel colore d’allora.

Cesare Pavese
da "La luna e i falò"




Nuto con la collina di Gaminella alle spalle

La collina di Gaminella, Santo Stefano Belbo,

Mentre parlava, io mi vedevo Gaminella in faccia, che a quell’altezza sembrava più grossa ancora, una collina come un pianeta, e di qui si distinguevano pianori, albereti, stradine che non avevo mai visto. Un giorno, pensai, bisogna che saliamo lassù. Anche questo fa parte del mondo.

Cesare Pavese
da "La luna e i falò"