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Mombarcaro

Mombarcaro rappresenta il "tetto" delle Langhe, con i suoi 896 metri di altitudine, nel massiccio centrale langarolo.

Quando il cielo è limpido dal piazzale della Chiesa si scorge all'orizzonte il Mar Ligure: il nome di Mombarcaro deriva infatti dal latino Mons Barcarum, monte delle barche.

Durante il Medioevo nella signoria di Mombarcaro si succedettero i Marchesi del Monferrato, nel 1162 i Marchesi di Ceva, quindi i Marchesi di Clavesana, i Marchesi di Saluzzo, la famiglia Spinola, i Del Carretto, i Falletti di Alba, lo spagnolo Don Alvaro Sanchez ed infine i Savoia che nel 1500 diedero il paese in feudo, con titolo di Baronia a Clemente Vivalda di Mondovì.

Dell’antico borgo feudale, arroccato su un colle, Mombarcaro conserva i resti di due porte urbiche. La maggiore attrattiva del luogo, più che dai resti del passato è nel paesaggio che lo circonda: in lontananza un mare di colline e, più vicino, boschi e praterie su cui vanno e vengono le pecore, terre di silenzio e di mistero dove sorgono borgate fatte di case massicce e tarchiate, incappucciate di pietra grigia per resistere al peso della neve.

L'economia di Mombarcaro, agricolo-boschiva di alta collina è impostata sull'allevamento del bestiame bovino ed ovino.


Mombarcaro nelle parole di Beppe Fenoglio >

Il paese dove Johnny-Fenoglio cominciò l’avventura partigiana, ha segnato profondamente lo scrittore che gli ha riservato negli anni successivi un particolare affetto, facendone una delle mete preferite, anche per la posizione che domina sulla vetta più alta delle Langhe le amate valli Belbo e Bormida. Sulle prime esperienze partigiane vertono alcuni capitoli de Il Partigiano Johnny e Primavera di bellezza, dove è chiamato Garisio. Le scene narrate da Fenoglio hanno un sapore sinistro e cupo che mette in risalto lo stato d’animo inquieto e la tragica atmosfera di guerra civile che percorre tutte le Langhe.
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