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Le concerie erano uno dei simboli della Bra di Giovanni Arpino, tanto da spingerlo a intitolare uno dei suoi racconti "La regina di cuoi".
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Tra la caserma e la stazione di Bra ci sono le antiche concerie, piccoli fabbricati governati da una famiglia. Quasi tutte, oggi, sono state assorbite dalle grandi fabbriche del cuoio del paese, e vivono su un ramo solo del processo del cuoio. Trenta anni fa erano esse sole a produrre suola e pelli e Bra, che dista cinquanta chilometri da Torino, era già la regina di cuoi.
Giovanni Arpino
da "Storie dell'Italia minore"
(L'uomo della conceria)
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Così come qual Francesco che abita nel vicolo lungo la caserma. La sua è una delle più antiche e piccole concerie e ogni macchina, ogni coltello e specie di lavoro e di pelle vengono ancora chiamati con l'antico nome di gergo.
Giovanni Arpino
da "Storie dell'Italia minore"
(L'uomo della conceria)
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Sotto il portico che gira intorno al cortile, c'è una fila di enormi botti di legno che girano sul loro asse spinte da cinghie innestate su un albero motore, e in queste botti il liquido scuro come tabacco masticato è il tannino.
Giovanni Arpino
da "Storie dell'Italia minore"
(L'uomo della conceria)
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Per un braidese basta sedersi nella sera, a uno dei tre o quattro caffè che danno sul passaggio in via Cavour, per sentirsi a casa.
Infatti l'aria marcia lo prenderà subito alla gola, appena fa scuro, lasciandogli appena il tempo di scapparsene in un cinema o intorno a un biliardo a rimirare gli altri che giocano. Sono le fabbriche dei concimi chimici, le concerie, i magazzini stipati di pelli e di cuoio, che circondano il paese dalla parte della pianura a dare l'aria a Bra e verso sera gli odori del guano, del tannino, delle pelli e dei grassi usati per fare il sapone costringono la gente a fare in fretta per le strade o, se è d'estate, a salire nelle vigne di collina, per darsi respiro e stappare la bottiglia vecchia.
Giovanni Arpino
da "Regina di cuoi"
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Perciò, se non siete mercanti di cuoio o di tannino e nemmeno cacciatori, non vi capiterà mai l'occasione di venire fino qui, a bere vino nero e a mangiare insalate di carne cruda tritata con non molto olio aglio e pepe. E quei bolliti misti con salse al prezzemolo e senape, serviti fumanti nella pentola dal padrone in persona, mentre tutti si allentano le cinghie ai pranzi di leva e di nozze.
Giovanni Arpino
da "Regina di cuoi"
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Dal paese a casa mia c'è un bel tiro di strada e ogni giorno io me la facevo quattro o cinque volte, respirando gli odori di terra e di cuoio, sempre allegro anche quando mi fermavano fascisti e tedeschi per i documenti.
Non fecero molti danni, costoro a Bra, perchè due o tre rotoli di pelli passatigli sottomano dai signori delle fabbriche, li misero subito d'accordo e i morti che ci furono e le cose dure che successero ognuno riuscì a dimenticarli più che in fretta, mettendoli nel conto della vita, che si sa salata, e del prezzo che tutti devono saper pagare.
Giovanni Arpino
da "Regina di cuoi"
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